4 Novembre 1966. 54 anni fa l’alluvione che devastò e cambiò Firenze.
Come tutti gli anni anche questo 4 Novembre pubblichiamo la foto della bottega scattata pochi giorni dopo quel terribile giorno di cinquantaquattro anni fa, quando le acque dell’Arno devastarono la nostra Firenze.
La pubblichiamo non solo per ricordare quei giorni ma soprattutto come incentivo per andare avanti anche in questi difficilissimi momenti legati alla pandemia.
Mio nonno Pietro l’anno prima dell’alluvione aveva investito molti capitali nell’ammodernamento della bottega non solo da un punto di vista dell’immobile. Inoltre, l’evento più drammatico per la famiglia, fu la morte di mia nonna Fiorenza avvenuta solo una ventina di giorni prima di quel 4 Novembre 1966. Mio nonno e tutta la famiglia erano devastati: famiglia distrutta, bottega distrutta.
Con un grande coraggio, non affatto scontato, anche con l’aiuto di amici e familiari, mio nonno riuscì ad andare avanti riaprendo la bottega. Come lui anche tante altre attività, e Firenze stessa, riuscirono a ripartire anche con la solidarietà e l’aiuto di amici, conoscenti o semplici sconosciuti. Molti purtroppo non ci riuscirono. Firenze dopo il 4 Novembre del 1966 cambiò, per molti versi, il suo aspetto.
Certo oggi la situazione è totalmente differente rispetto a ieri. Ieri erano luoghi devastati ben precisi legati non solo al corso dell’Arno (Nel 1966 anche Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna e Umbria furono coinvolte da esondazioni o smottamenti ). Oggi, se possiamo fare un paragone, è il mondo intero ad essere coinvolto. Ieri era l’acqua a far paura oggi un subdolo e invisibile virus mina la nostra stabilità. Non possiamo ignorarlo, dobbiamo conviverci. Un nemico invisibile da cui possiamo difenderci solo con tutte le precauzioni che in questi mesi abbiamo avuto modo di conoscere e fare nostre. Distanziamento fisico, mascherine, igienizzazione ecc ecc.
La situazione è totalmente differente rispetto a cinquantaquattro anni fa ma credo fermamente che solo tutti assieme, ieri come allora, potremo, molto probabilmente, riuscire a vincere questa partita. Certo ognuno è chiamato a fare la propria parte, se non di più. Perché non è vero che “andrà tutto bene” a prescindere aspettando che la situazione si risolva da sola. No, non si risolverà da sola. Si potrà risolvere con l’aiuto reciproco e se tutti sapremo mettere da parte gli individualismi che prima abbiamo anteposto al bene comune, lavorando tutti assieme proprio per il bene comune.
Gherardo