RIGOLETTO regia M° Fabio Sparvoli è andato in scena al Palazzo Ducale di Modena Opera organizzata dal Teatro Luciano Pavarotti Mirella Freni di Modena. Trucco e messa in opera parrucche Filistrucchi
Rigoletto è andato in scena con il pubblico in sala lo scorso 23 e 25 Luglio 2021, all’interno del Cortile d’Onore del Palazzo Ducale di Modena sede della prestigiosa Accademia Militare. La regia è stata curata del M° Fabio Sparvoli, un’Opera prodotta dal Teatro Comunale di Modena Pavarotti-Freni. E’ stata la prima volta, dopo il blocco dello scorso Ottobre, che il pubblico del Teatro Pavarotti-Freni torna in sala. Una grande emozione è stata, da dietro le quinte, sentire gli applausi sentiti e non formali del pubblico presente.
Celebrazioni dedicate a Luciano Pavarotti
Quest’allestimento viene ripreso e presentato, anche in questa occasione, nell’ambito delle celebrazioni dedicate a Luciano Pavarotti, in un progetto promosso da Modena Città del Belcanto che prevede la rappresentazione delle Opere liriche interpretate dal grande Tenore in ordine di debutto.
Note di regia e di trucco
Il M° Fabio Sparvoli ha scelto un allestimento dalle linee essenziali, un contenitore dove far risaltare le contraddizioni della figura umana così come messe in musica da Verdi. “Padre? Buffone? Oppresso? Vendicatore? In Rigoletto c’è qualcosa di tutto ciò – dice il maestro Sparvoli – ma proprio per questo non riusciamo a esaurire per intero la sua figura; è la prima creatura di Verdi completamente realizzata. È proprio questa mancanza d’identità che mi ha portato a pensare che tutto diventa un mezzo, una pratica, tesi al raggiungimento di una verità personale insita nella ‘rappresentazione attoriale’ del buffone”. Fabio Sparvoli è un artista attivo a livello internazionale, recentemente applaudito in istituzioni quali il Teatro Colòn di Buenos Aires e il Teatro Regio di Torino.
Alessio Rosati, il costumista di questa Opera, ha pensato ad un trucco che renda i personaggi simili a delle larve esangui.
Un trucco d’ispirazione cinquecentesca ma filtrato con sensibilità Vittoriane, tondeggianti, lucidi.
Abbiamo pertanto creato un trucco su tonalità fredde (eccetto per il personaggio di Gilda).
Ecco alcune foto scattate nel dietro le quinte
Riportiamo alcune foto scattate durante le prove e gli spettacoli di Rigoletto
La nostra equipe di truccatori e acconciatori.
Anche in occasione di questa Opera la nostra equipe di truccatori e acconciatrici ha potuto apportare la propria professionalità alla miglior riuscita del risultato scenico.
Truccare, imparruccare e acconciare in sicurezza
Il nostro intervento di trucco, acconciatura e messa in opera delle parrucche dello spettacolo è stato svolto in sicurezza secondo i protocolli anti covid della bottega utilizzati, con i vari aggiornamenti, a partire da Maggio 2020 e dei quali già vi abbiamo parlato in questo articolo.
Il Cast
Riportiamo qui sotto il cast completo e i nominativi di coloro che hanno reso possibile questo Rigoletto per la regia del M° Fabio Sparvoli
Opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
ispirato al dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo
Musiche M° Giuseppe Verdi
Rigoletto, buffone di corte Devid Cecconi
Il Duca di Mantova, Stefan Pop
Gilda, figlia di Rigoletto Daniela Cappiello
Sparafucile, bravo Ramaz Chikviladze
Maddalena, sorella di Sparafucile Antonella Colaianni
Giovanna, custode di Gilda Barbara Chiriacò
Il Conte di Monterone Fellipe Oliveira
Marullo, cavaliere Marco Mingioni
Matteo Borsa, cortigiano Roberto Carli
Il Conte di Ceprano, Luca Marcheselli
La Contessa di Ceprano, Maria Komarova
Un usciere di corte, Paolo Marchini
Paggio della Duchessa, Matilde Lazzaroni
Direttore: M° Alessandro d’Agostini
Regia: M° Fabio Sparvoli
Assistente alla regia: Giovanna Spinelli
Scene: Giorgio Ricchelli
Costumi: Alessio Rosati
Luci: Vinicio Cheli
Maestro del Coro: M° Stefano Colò
Direttrice di scena: M° Semun Chang
Trucco e messa in opera parrucche Filistrucchi, Gherardo Filistrucchi (Coordinatore), Cinzia, Geanina, Greta, Sandy, Sofia, Valentina
Parrucche Audello Teatro srl
Orchestra Filarmonica Italiana
Coro Lirico di Modena:
Riccardo Ambrosi, Franco Boer, Giovanni Bertoldi, Matteo Bortolotti, Lorenzo Carazzato, Massimo Carrino, Claudio Corradi, Luca Favaron, Paolo Floris, Romano Franci, Diego Ghinati, Alberto Imperato, Angelo Lodetti, Luca Marcheselli, Paolo Marchini, Manfredo Meneghetti, Marcandrea Mingioni, Andrea Parmeggiani, Fabio Tamagnini, Alessandro Vannucci, Nicola Enrico Zagni.
Ispettori del coro: Pier Andrea Venziani, Luisa Staboli, Lorenzo Donato
Mimi: Enrica Gualtieri, Gaia Guastamacchia, Consuelo Scappia, Elisa Vignolo
Maestri Collaboratori: Linda Piana, Paolo Andreoli
Maestro collaboratore alle luci: Isabella Gilli
Responsabile allestimenti: Gianmaria Inzani
Tecnici Macchinisti: Catia Barbaresi (coordinatore) Francisco Cuzzi, Giacomo Genesini, Antonio Maculan, Caterina Marcelli, Simone Messina, Filippo Sivelli.
Tecnici elettricisti: Andrea Ricci (coordinatore) Alessandro De Ciantis, Fabrizio Gargani, Danieli Giampieretti, Grazia Perilli, Mauro Permunian, Matteo Stanzani, Giuliano Terser.
Tecnici audio-video-fonico: Pierluigi Ugolotti
Attrezzista: Francesca Paltrinieri, Ludovica Sitti
Sartoria: Alessandro Menichetti (referente) Monica Betuzzi, Federica Serra (aiuto sarta), Elisa Silvestri (aiuto sarta).
Attrezzeria e scene Fondazione Teatro Comunale di Modena
Calzature C.T.C. srl
Costumi: D’Inzillo Sweet Mode srl e Fondazione Teatro Comunale di Modena
Supporto audio: Bh Audio srl
Ci scusiamo se, involontariamente, abbiamo scordato qualcuno
Rigoletto, Sinossi:
Rigoletto di Giuseppe Verdi è un melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave (autore della maggior parte dei testi dei melodrammi verdiani).
L’Opera è tratta dal dramma storico di Victor Hugo Il re si diverte (Le roi s’amuse); E’ incentrato sulla drammatica e originale figura di un buffone di corte: Rigoletto. Mentre il protagonista dell’opera originale era il Re di Francia, nell’opera verdiana il Re è il Duca di Mantova. Fu scelto il Duca di Mantova per non incorrere nella censura austriaca.
Atto I
Al Palazzo Ducale, durante una festa, il Duca, che ha l’abitudine di confondersi tra il popolo in incognito, confida al fido Borsa di voler portare a compimento la conquista di una fanciulla (Gilda) che vede sempre all’uscita della chiesa. Borsa gli fa notare le beltà delle dame presenti, e il Duca, dopo aver dichiarato il suo spirito libertino (Questa o quella per me pari sono), corteggia la Contessa di Ceprano provocando la rabbia del marito, che viene schernito dal buffone di corte Rigoletto. Intanto, in disparte, Marullo racconta agli altri cortigiani che Rigoletto, sebbene gobbo e deforme, avrebbe un’amante; la notizia è lo spunto per i cortigiani e per il conte di Ceprano per vendicarsi dell’ironia offensiva del buffone con il rapimento della donna. In realtà la giovane che Rigoletto tiene ben nascosta in casa non è altri che la figlia Gilda.
Improvvisamente irrompe il Conte di Monterone, vecchio nemico del Duca, che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Rigoletto lo irride e Monterone maledice lui e il Duca, che ordina di arrestarlo, mentre Rigoletto, spaventato dalle sue parole, fugge. Profondamente turbato dalla maledizione di Monterone (Quel vecchio maledivami), mentre è sulla strada di casa il buffone viene avvicinato da Sparafucile, un sicario prezzolato che gli offre i suoi servigi. Rigoletto lo allontana, paragonandosi poi in qualche modo a lui (Pari siamo), meditando sulla sua vita infelice e cercando di distogliere la mente dal pensiero ricorrente della maledizione.
Giunto a casa, riabbraccia Gilda, all’oscuro del lavoro di buffone di corte del padre, e raccomanda alla domestica Giovanna di vegliare su di lei, ossessionato dalla paura che la fanciulla possa essere insidiata (Veglia, o donna, questo fiore). Il Duca si è però già introdotto nella casa e osserva di nascosto la scena. Andatosene Rigoletto, egli avvicina la giovane e si dichiara innamorato (È il sol dell’anima) spacciandosi per uno studente povero, Gualtier Maldé, ma è costretto a desistere dalla sua opera di seduzione data la presenza di qualcuno nei pressi della casa. Gilda, rimasta sola, esprime il suo amore per il giovane (Gualtier Maldé… Caro nome…).
Nei dintorni si aggirano in effetti i cortigiani, con l’intenzione di attuare il rapimento di quella che è creduta l’amante del buffone. Essi coinvolgono lo stesso Rigoletto, che, colto da un presentimento, è tornato sui suoi passi e al quale fanno credere con un inganno di voler rapire la contessa di Ceprano. Sollevato dai propri timori, Rigoletto accetta di unirsi all’impresa. Con la scusa di fargli indossare come tutti una maschera, la vista, già scarsa per il buio notturno, e l’udito gli vengono impediti con una benda, mentre i cortigiani rapiscono Gilda (Zitti zitti, moviamo a vendetta). Solo quando tutti sono partiti, egli capisce la verità e ripensa alla maledizione ricevuta (Ah, la maledizione).
Atto II
Rientrato a palazzo, il Duca, che era tornato a cercare Gilda poco dopo il loro incontro, si dispera per il rapimento della giovane, avvenuto nel breve tempo della sua assenza (Ella mi fu rapita). Quando però i cortigiani lo informano di aver rapito l’amante di Rigoletto, e appreso che questa si trova nel Palazzo, capisce che la sorte lo ha in realtà favorito. Entra Rigoletto che, fingendo indifferenza, cerca la figlia, deriso dal crocchio di cortigiani. Quando capisce che Gilda si trova nella camera del Duca, sfoga la sua ira imprecando contro i nobili, che apprendono con sorpresa che la giovane rapita è in realtà sua figlia, ma gli impediscono di raggiungerla (Cortigiani, vil razza dannata).
Esce Gilda, che rivela al padre di essere stata disonorata e, dopo che sono rimasti soli, gli racconta come ha conosciuto il giovane di cui ignorava la vera identità (Tutte le feste al tempio), mentre Rigoletto cerca di consolarla (Piangi, fanciulla). Passa frattanto Monterone, che sta per essere condotto in carcere. Il vecchio nobile si ferma e osserva il Duca ritratto in un quadro, constatando amaramente che la sua maledizione è stata vana. Udite le sue parole, Rigoletto replica che la vendetta arriverà invece per opera sua (No vecchio t’inganni…sì, vendetta): egli ha già deciso di rivolgersi al sicario Sparafucile per chiedergli di uccidere il Duca.
Atto III
Rigoletto ha deciso di far toccare con mano alla figlia chi sia veramente l’uomo che ella, nonostante tutto, continua ad amare. La conduce perciò alla locanda di Sparafucile sulle rive del fiume Mincio, dove si trova il Duca in incognito, adescato dalla sorella del sicario Maddalena. Gilda ha così modo di vedere di nascosto l’amato dichiarare la propria irrisione verso le donne e gli uomini che se ne innamorano (La donna è mobile) e poi corteggiare Maddalena, come già aveva fatto con lei (Bella figlia dell’amore).
Rigoletto dà ordine alla figlia di tornare a casa e partire immediatamente alla volta di Verona, travestita da uomo per la sua incolumità; dopo aver preso accordi con Sparafucile, si allontana anch’egli dalla locanda. Mentre si avvicina un temporale, Gilda, già in abiti maschili, in preda ancora a un’attrazione irrefrenabile, torna presso la locanda e ascolta il drammatico dialogo che vi si svolge: Maddalena, invaghitasi anch’essa del Duca, supplica il fratello affinché lo risparmi e uccida al suo posto Rigoletto non appena giungerà con il denaro. Sparafucile, vantando una sorta di “rigore professionale”, non ne vuole sapere, ma alla fine accetta un compromesso: aspetterà fino a mezzanotte e, se arriverà, ucciderà il primo uomo che entrerà nell’osteria (Se pria che abbia il mezzo la notte toccato). Gilda decide immediatamente di sacrificarsi per il Duca: fingendosi un mendicante, bussa alla porta della locanda e viene pugnalata a sangue freddo dal sicario.
A mezzanotte, come convenuto, Rigoletto ritorna alla locanda e Sparafucile gli consegna il corpo in un sacco. Il buffone, illudendosi con grande soddisfazione di aver portato a compimento la sua vendetta, si appresta a gettarlo nel fiume quando, in lontananza, ode la voce del Duca (ripresa de La donna è mobile). Raggelato, si chiede di chi sia allora il corpo nel sacco, e quando lo apre scopre con orrore Gilda in fin di vita, che in un ultimo anelito gli chiede perdono e muore tra le sue braccia (V’ho ingannato….Lassù in cielo). Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è avverata (Ah, la maledizione!).