AROLDO, drammaturgia e regia Emilio Sala e Edoardo Sanchi. Filistrucchi sarà presente come supporto trucco e acconciature.

AROLDO, drammaturgia e regia Emilio Sala e Edoardo Sanchi. Filistrucchi sarà presente come supporto trucco e acconciature.

Aroldo, l’Opera verdiana, per la drammaturgia e regia di Emilio Sala e Edoardo Sanchi andrà andrà in scena al Teatro Pavarotti Freni di Modena Venerdì 28 Gennaio 2022 ore 20,00 e Giovedì 30 Gennaio 2022 ore 15,30. Filistrucchi sarà presente come supporto trucco e acconciatura.

Questo nuovo allestimento è una coproduzione tra Fondazione Teatro Comunale di Modena, Teatro Galli di Rimini, Fondazione Ravenna Manifestazioni e Fondazione Teatri di Piacenza.

Invito all’Opera

Giovedì 27 Gennaio ore 18,00 in collaborazione con Associazione Amici dei Teatri Modenesi si terrà la presentazione a cura di Emilio Sala – Musicologo e drammaturgo dell’opera.  L’ingresso è libero. Accesso da via Goldoni 1 (obbligo di Green Pass).

Il cast artistico e tecnico

Aroldo
Opera di Giuseppe Verdi in quattro atti su libretto di Francesco Maria Piave

Aroldo Luciano Ganci
Egberto Vladimir Stoyanov
Mina Roberta Mantegna
Briano Adriano Gramigni
Godvino Riccardo Rados
Enrico Donato Scorza

Direttore M° Manlio Benzi
Drammaturgia e regia Emilio Sala e Edoardo Sanchi
Scene Giulia Bruschi
Luci Nevio Cavina
Montaggio video e proiezioni Matteo Castiglioni
Costumi Raffaella Giraldi e Elisa Serpilli
Movimenti scenici Isa Traversi

Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Coro del Teatro Municipale di Piacenza
Maestro del coro M° Corrado Casati

Breve sinossi

Di ritorno da una Crociata, Aroldo viene accolto dagli abitanti del castello. Giunge la moglie Mina, turbata e tormentata dal rimorso, che confessa di avere tradito il marito quando questi era in guerra. Aroldo vorrebbe battersi con il traditore ma Briano gli ricorda la sua missione di crociato e di cristiano, e il suo dovere di perdonare.

L’Aroldo, storia di una messa in scena e di un teatro

L’Aroldo di Verdi venne rappresentato per la prima volta il 16 agosto 1857 per inaugurare il Nuovo Teatro di Rimini che, progettato dall’architetto Luigi Poletti, aprì finalmente i battenti nel luglio dello stesso anno dopo lunghe traversie. Per quell’occasione il teatro venne anche dotato di un grande sipario realizzato dal pittore bergamasco Francesco Coghetti sul tema di Giulio Cesare che passa il Rubicone. La scena raffigura il momento in cui, di notte, Cesare sul suo cavallo attraversa il fiumiciattolo sfidando lo stato romano. Nel cielo fosco appare l’immagine della Patria sconvolta («patriae trepidantis imago», come ha scritto Lucano nella Farsaglia) che ammonisce l’imperterrito condottiero. Tra l’altro non si hanno elementi sufficienti a stabilire se il Rubicone attuale, che sino alla fine degli anni Venti del Novecento si chiamava invece Fiumicino, corrisponda al corso d’acqua a cui i Romani davano quel nome. Sappiamo solo che il Rubicone antico scorreva fra le città di Cesena e Rimini nel cui territorio sono presenti alcuni fiumiciattoli detti appunto Fiumicino, Pisciatello e Uso.

Fu solo nel 1932 che il nome antico venne restaurato da Mussolini per decreto: a partire da quell’anno il Fiumicino venne ribattezzato Rubicone all’interno di una campagna ideologica fondata sull’identificazione tra il Duce e il fondatore dell’impero romano. Tornando al 1857, Verdi e Giuseppina Strepponi, insieme al librettista e responsabile della messinscena Francesco Maria Piave, trascorsero circa un mese a Rimini. L’Aroldo venne diretto da Angelo Mariani e i ruoli principali vennero affidati ai seguenti interpreti: Aroldo ad Emilio Pancani (27 anni), Mina a Marcella Lotti della Santa (26 anni), Egberto a Gaetano Ferri, Godvino a Salvatore Poggiali e Briano a Giovanni Battista Cornago.

Il Teatro di Rimini venne, dopo l’Unità, intitolato al primo re d’Italia, Vittorio Emanuele II, e continuò a svolgere il suo ruolo di massima istituzione della vita teatrale e musicale cittadina fino a quando, durante la seconda guerra mondiale, venne colpito nel corso del disastroso bombardamento aereo del 28 dicembre 1943, uno dei più devastanti che subì la già semidistrutta città balneare.

Dopo la guerra e la caduta del fascismo, il Consiglio comunale, in una delibera del 1947, da una parte decise di non ricostruire il teatro, dall’altra stabilì di ribattezzarlo col nome del musicista riminese Amintore Galli. L’edificio è rimasto, come una ferita aperta nel cuore della città, per settantacinque anni. Durante questo lungo lasso di tempo, ogni tentativo di promuoverne la ricostruzione è finito in un nulla di fatto attraversato da polemiche tanto feroci quanto inconcludenti. Poi il miracolo. Nel 1995 venne srotolato per la prima volta in pubblico il sipario che era stato recuperato dalle macerie dopo il bombardamento dal custode del teatro Aldo Martinini. Benché lacerata e degradata, la grande tela colpì l’immaginario dei riminesi innescando un processo di presa di coscienza collettiva che portò alla formazione di un movimento d’opinione alla cui determinazione si affiancò una nuova volontà politica che fece breccia presso l’amministrazione comunale. Nel 2018 il Teatro Amintore Galli di Rimini, ricostruito a partire dal progetto polettiano, è stato restituito alla città e a tutta la comunità di coloro che si riconoscono nei valori della cultura e dell’arte.

AROLDO, drammaturgia e regia Emilio Sala e Edoardo Sanchi. Filistrucchi sarà presente come supporto trucco e acconciature. ultima modifica: 2022-01-26T17:11:56+01:00 da Gherardo Filistrucchi Parrucche e Trucco